Fondazione ARES: Teatro e Asperger

Abilità sociali e Sindrome di Asperger, lavorare si può

Abilità sociali e Sindrome di Asperger, lavorare si può. Questo è il titolo di un progetto rivolto a dieci giovani con SA che nasce dalla collaborazione tra la Fondazione Ares e l’Accademia Teatro Dimitri (ATD)-SUPSI, grazie al sostegno della Catena della Solidarietà Svizzera. Il progetto prevede un percorso formativo che utilizza i mezzi e gli strumenti del teatro per aiutare giovani adulti (20-35 anni) a sviluppare, in termini di consapevolezza e di applicazione nel quotidiano, le competenze relazionali essenziali per integrarsi adeguatamente nel mondo del lavoro. Tra le caratteristiche della SA si riscontrano, infatti, difficoltà nella reciprocità socio-emotiva e schemi inusuali di comportamento che rischiano di ostacolare le relazioni professionali, anche nel caso in cui la persona abbia straordinarie competenze specifiche nel proprio ambito professionale.

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Il teatro per le abilità sociali nei Disturbi dello Spettro Autistico

Contributi di : Christian Fischer - Francesca Gerosa - Francesco Mainiero - Shahaf Michaeli - Davide Moscone - Demis Quadri - David Vagni - Claudio Zarlocchi

Il progetto ha dato vita alla una pubblicazione "Il teatro per le abilità sociali nei Disturbi dello Spettro Autistico" "inserita nella Collana Primo Piano delle Edizioni Fondazione Ares.
La prima parte, affidata a Spazio Asperger ONLUS e CuoreMenteLab, offre un excursus storico che ci aiuta a inquadrare termini quali Autismo e Asperger nella panoramica clinica dell’ultimo secolo. In seguito gli autori si soffermano sul tema del teatro, e su come questo viene concretamente in aiuto della “neurodiversità”.
La seconda parte percorre invece la nascita e lo sviluppo del progetto ticinese “Abilità Sociali e Sindrome d’Asperger: lavorare si può”, a cura della Fondazione ARES (Autismo Risorse e Sviluppo) e dell’Accademia Teatro Dimitri (ATD), realizzatosi grazie al contributo di Catena della Solidarietà Svizzera. Infine, le ultime pagine consentono al lettore di immedesimarsi nelle esperienze narrate attraverso un foto-racconto.